Località San Donato, il luogo sacro dove insisteva la Chiesa Rurale eretta in onore di San Donato costruita intorno al 1600, descritta nel 1693 dal Cardinale Orsini, come “Campestrem” bisognosa di interventi di riparazione e restauri del tetto, del pavimento e della manutenzione esterna. Costruita ad un’unica navata, con unico altare in pietra, un piccolo ambiente per la sagrestia e quattro finestre a destra e a sinistra dell’entrata, ci si accedeva grazie ad una scalinata in pietra.
Sulla parte interna della Chiesa esisteva una iscrizione riportante la data del restauro nel 1709 e vi era un quadro raffigurante San Donato fino al 1871. Della Chiesa, che è stata abbattuta per motivi di sicurezza dopo i danni irreparabili subiti dal terremoto dell’agosto 1962, resta oggi visibile una edicola con l’effige di San Donato in ceramica del Settecento, eretta all’ingresso del paese, riportante sul frontale la data del 1859, sicuramente opera postuma alla sua antica fondazione. Il 7 agosto 1861 mentre l’arciprete Don Epifanio De Gregorio, assistito dal fido Gasdia, celebrava la Messa in onore del santo, che in quel giorno il paese festeggiava, Cosimo Giordano, il capo della rivolta dell’area matesina della partigianeria brigantesca, annunciando a gran voce il ritorno di Francesco II, entrò nel paese insieme ai suoi seguaci. I disordini e lo smarrimento che Cosimo Giordano determinò, furono causa delle vicissitudini seguenti, che portarono il ferro e il fuoco a Pontelandolfo il 14 agosto 1861 per mano di un plotone di 500 soldati dell’esercito savoiardo al comando del tenente colonnello Pier Eleonoro Negri, dietro ordine del generale Enrico Cialdini, luogotenente nelle provincie meridionali con l’incarico di reprimere il brigantaggio.