Commissario di Polizia, nato a Pontelandolfo il 13.03.1909 e scomparso a Partinico (PA) il 03.09.1948. Mostra fin dall’adolescenza uno spiccato interesse per le materie giuridiche.
Si avvia con profitto agli studi superiori e porta a termine la carriera scolastica con la laurea in giurisprudenza all’età di 22 anni. Si trasferisce per lavoro il 1° gennaio 1930 nel Comune di Sassari. Dopo alcuni anni di brillante carriera arriva la meritata promozione a Commissario di P.S. e Celestino approda a Roma. Egli è giovane, intelligente, coraggioso, di grande valore, tanto che il ministro Scelba, assecondando anche la sua massima aspirazione, gli concede di trasferirsi a Palermo dove da qualche tempo detta legge uno spietato criminale, il famoso bandito Giuliano. Ben presto il giovane Commissario si cala col giusto piglio nella dura realtà sicula e nel giro di pochi mesi riesce a stabilire un contatto amichevole con il bandito Salvatore Giuliano.
Diverse volte i due si incontrano tra le montagne di Monte Lepre e Partinico. Celestino riesce quasi a persuadere il maggiore esponente della malavita siciliana ad espatriare nella lontana America. Il suo progetto, però, nel momento in cui sta per realizzarsi naufraga miseramente a causa dell’infiltrazione di altre bande di malavitosi. Durante il suo soggiorno palermitano più volte si distingue per coraggio ed abnegazione
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Il 17 aprile 1947, intorno alle ore 15,00, in località Rione della Madonna, via Gallo – Villa Patti -, presso Partinico, il Commissario in seguito ad un violento e sanguinoso conflitto a fuoco, riesce a sgominare parte della banda che aveva preso in ostaggio il famoso scultore siciliano Cecchino Geraci, liberando così il sequestrato.
All’età di 43 anni, vittima di un agguato, viene gravemente ferito in Partinico nei pressi di un bar alle ore 21,30 del giorno 3 settembre 1948. Trasportato nell’ospedale militare Principale di Palermo vi giunge già morto. I giornali del tempo così titolavano e commentavano l’accaduto: Notte di Sangue a Partinico Tre Soldati Sono Caduti – Il cap. Di Salvo, il commiss. Zappone e il maresc. Messina si avviavano tranquilli verso casa quando la luce si spense e, dall’angolo della strada, furono lanciate tre bombe. Sugli agonizzanti, poi, la bestialità dei banditi infierì a raffiche di mitra.