La Contrada Acqua del Campo è famosa per una festa che ha origini molto antiche, detta dai pontelandolfesi la “festa della Montagna”. Si tratta della festa celebrata in onore della Madonna degli Angeli ogni seconda domenica del mese di settembre nella piccola Cappella di montagna dedicata a San Michele Arcangelo e fatta erigere intorno al 1860. Intorno a questi luoghi di incontaminata bellezza, si intrecciano storie e leggende narrate dai nonni ai nipoti e tramandate fino ai giorni nostri. Tra queste c’è un racconto in cui, la trasparenza delle acque cristalline del torrente Alente, si colora con il rosso del vino in una fusione simbolica tra innocenza e passione.
Si racconta che intorno al 1861 alcuni briganti si nascondessero sulle montagne di Pontelandolfo, accampati nelle grotte in prossimità della sorgente che alimenta il torrente Alente.
Uno di questi briganti era fidanzato con una ragazza della contrada Acqua del Campo denominata Imper’, alla quale aveva regalato un anello come segno del suo amore. Il racconto vuole che la ragazza, da quand’era bambina, fosse solita trascorrere le sue giornate a pascere le pecore insieme all’amico e compagno di giochi detto Pietro “Cianfrone” dall’omonima contrada da cui proveniva, il quale per farle uno scherzo le nascose l’anello. Quella sera la ragazza, incalzata dallo spasimante che le chiedeva dove fosse l’anello, con imprudenza, rispose che glielo aveva nascosto Pietro Cianfrone. Il brigante considerò quello scherzo tra ragazzi, come un affronto personale e, l’indomani, con un gruppo di 40 uomini giunti a cavallo, si recò a casa di Pietro mettendo a soqquadro il “Casino” e rovesciando il grano e le le botti di vino conservate in cantina. Un vino di un rosso scuro proveniente dai vigneti inerpicati tra il terreno scosceso delle montagne di Pontelandolfo che mal si prestava ad essere coltivato e che pure, inspiegabilmente, prosperava. Il vino rosso che colava dalle botti distrutte cominciò a scorrere a valle andandosi a fondere con il torrente Alente che all’improvviso si colorò di rosso. Pietro che era una ragazzo particolarmente esile riuscì a salvarsi nascondendosi sotto alla “facciatora”, un contenitore in legno di forma rettangolare dove si ammassava il pane. Il giorno dopo l’anello fu ritrovato, l’impeto del brigante si placò, ma l’amicizia tra la ragazza e il suo compagno d’infanzia non fu mai più rinsaldata.
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