Il palazzo “Rinaldi”, notevole esempio di architettura ottocentesca, meglio conosciuto dagli abitanti del luogo come “Casa del Re” o “Palazz’ r rònna Mèlia”, costituisce senza dubbio insieme alla torre medioevale e le chiese, uno degli elementi di maggiore rilievo artistico, storico e culturale del Comune di Pontelandolfo. Tutto il complesso edilizio, anche se riconducibile ad un tipo edilizio anomalo (il palazzo) rispetto alla tipologia “culturale contadina collinare” che costituiva ed ancora costituisce il tessuto connettivo residenziale intorno alla bipolarità Castello – Chiesa, risente tuttavia di una evidente contaminazione morfologica con i caratteri più originali del luogo ed in ciò attesta la natura collettiva del suo esistere.
Il palazzo, acquistato dal Comune il 2 giugno 1987 per l’importo di £.190.000.000 dagli eredi della famiglia Rinaldi che lo fece costruire, si colloca nell’ultimo anello dei settori radiali anulari al Castello, che costeggiano e caratterizzano l’intero nucleo antico di Pontelandolfo in un’area che presenta evidenti segni di smagliatura del tessuto preesistente, causata dai sismi e dal continuo e lento processo di degrado degli ultimi anni.
E’ un esempio di architettura ottocentesca significativa sia dal punto di vista tipologico che stilistico, conservando infatti molti dei suoi elementi, evidente segno di una borghesia indotta; esso contemporaneamente si attesta e si nega. La grande casa ottocentesca presenta infatti una doppia faccia. Rappresenta ciò che vorrebbe essere sul fronte e rappresenta ciò che è sul fronte posteriore.
L’andamento collinare del sito di fondazione, gli esclude, infatti, la possibilità di essere oggetto “cittadino”, avvolgendolo per tre lati, modificandone la perimetrazione sul retro, riducendone infine le valenze stilistiche sino a farlo comparire, sul fronte posteriore, in una serena compostezza contadina. Nel contempo, con la creazione di un atrio centrale su cui si affaccia una pregevole scala di pietra, che comunica i tre livelli, il palazzo tenta di richiudere al suo interno una posizione tutta privata rispetto all’intorno. L’edificio, costituito da un blocco di circa 30 x 12 x 12,50, si sviluppa, dunque, su tre livelli: un piano terra, a cui si accede da un ampio androne che immette nel cortile interno scoperto; un piano primo e secondo che si raggiungono attraverso la citata scala interna in pietra di pregevole fattura, collocata di fronte all’ingresso. Il blocco di grande semplicità è su di un lato collegato ad un altro edificio più modesto a due livelli, che è realizzato completamente in elementi di pietra locale. L’immobile presenta al piano terra quattro locali a destra ed altrettanti disposti a sinistra con coperture a botte, adibiti a deposito di attrezzi e rimesse dei prodotti della campagna e forse destinati ad alloggio del “colono”, con aperture verso via Felice Marcello. Il piano superiore, destinato al padrone e alla sua famiglia.
È il piano “nobile”; il più rappresentativo. Esso ha cinque vani affaccianti sulla strada, tre sul retro. Al piano primo si accede dalla scala principale sostenuta da colonne in pietra molto semplici, coperta con voltine in muratura, che si innestano in una sorta di “logge di affaccio” presenti ad ogni livello. Attraverso la scala principale si accede all’ampio salone coperto con volta; adiacente ad esso vi sono due “salette” laterali, coperte con volte a botte e a padiglione. In alcune sale sono presenti interessanti decorazioni floreali, realizzate con pitture murali; in altre sono rifinite con carte decorate del periodo. Al piano secondo, a cui si accede dalla scala in pietra, simmetricamente trovano posto ampie sale, per complessivi vani otto, con coperture a volta, a botte e a padiglione, ed in alcuni casi a vela; in alcune di esse sono presenti delle decorazioni alle volte. La cucina a questo livello, presenta la zona di preparazione, realizzata con la tipica struttura “a fornacelle”, interamente rivestite in ceramica. Completa l’articolazione della struttura, la copertura con tetto a padiglione a quattro falde a cui si accede dalla scala principale in pietra, in cui è stato ricavato un taglio per dar luce al piccolo cortile interno. La facciata semplice è caratterizzata da ampi elementi marcapiano realizzati in pietra a vista con paramenti angolari per tutta l’altezza.
Unica variante, sulla equilibrata facciata, è rappresentata dal box cilindrico angolare atipico del primo livello, elemento singolare del palazzo ex Rinaldi, posto sul lato destro. Forse adibito a “torretta di guardia” o forse a “toilette da camera”. L’androne d’ingresso all’edificio è coperto con portale in pietra, nella cui chiave è presente la data di costruzione dell’edificio (1869); il balcone superiore, come tutte le aperture della struttura, ripartite secondo principi di simmetria, sono decorate con cornici in stucco e presentano ringhiere in ferro battuto. Gli infissi presentano ornie in pietra scalpellata a mano e piattabande con interessanti decorazioni. L’elemento di coronamento superiore dell’edificio, realizzato con elementi in pietra a sbalzo, risultano di interessante fattura.
Il palazzo Rinaldi, come si legge nella nota 2182 del 4 febbraio 1988 dell’Ufficio Vincoli Reggia di Caserta della Soprintendenza per i Beni Ambientali Architettonici e Storici di Caserta e Benevento, riveste importante interesse storico artistico e pertanto, ai sensi dell’ex art.4 della legge 01.06.1939 n.1089 è stato incluso negli elenchi descrittivi. Il palazzo Rinaldi, dunque, rappresenta la vivida testimonianza di un modo di edificare, di decorare, di intagliare che nell’ottocento era appannaggio esclusivo di maestranze artigianali di altissimo livello e che oggi, in un rinnovato interesse per una manualità perduta, torna di grande incentivo riesaminare nei loro aspetti sociologici, antropologici, oltre che tecnici ed espressivi.